venerdì 4 aprile 2008

Giorgio, Mirella, Jonathan e Marcello...




Un amico, un noto giornalista e volto televisivo molto apprezzato dal mondo dell’architettura e del design, guardando le immagini di un interno da me progettato a Torino fece una considerazione abbastanza bizzarra sulla cucina ad isola progettata ad hoc e piazzata in bella vista proprio nel mezo della living room “Hey…questa cucina assomiglia…a quelle macchine da cucire della Necchi… quelle della fine degli anni ’50!”
Sicuramente si tratta di un caso, non certo dell’intenzionale tentativo di un fuori scala, e tanto meno di una reminiscenza formale (sono troppo giovane e anche lui…) ma di sicuro una situazione del genere induce a riflessioni interessanti.
C’è una continuità di “campo” tra passato e futuro (http://it.wikipedia.org/wiki/Richard_P._Feynman ) che molto spesso si prende gioco della linearità cronologica, che travalica bellamente ogni processo di evoluzione e che supera ogni considerazione di stile, di tendenza o di scuola.
Trovare una evidenza di richiamo formale tra una macchina per cucire in produzione nel 1957 e una cucina disegnata nel 2007 (stiamo parlando di mezzo secolo, mica bruscolini…) può far rabbrividire per un attimo ma mi ha fatto osservare come vi sia effettivamente la possibilità di mettere in relazione passato e futuro al di là della relazione meramente “consequenziale” cui l’inganno cartesiano ci costringe ormai da secoli.
La macchina per cucire in questione fu disegnata dal borettano Marcello Nizzoli, ( http://www.marcello-nizzoli.com/ http://it.wikipedia.org/wiki/Marcello_Nizzoli ) una sorta di Jonathan Ive ( http://www.jonathanive.com/ ) ante litteram, un “designer” che alla metà degli anni ’50 dava forma ai calcolatori di Olivetti, agli apparecchi per scrittura e agli oggetti d’uso che già allora necessitavano di forme funzionali, espressive e di certo fortemente emotive.
Se vi sembra forzato e blasfemo paragonare la macchina per cucire “Mirella” (http://picasaweb.google.com/vedodesign/NecchiMirellaMarcelloNizzoli1958 ) con l’Iphone soffermatevi a pensare che oggi le “Mirella” le comprate ancora su ebay a prezzi tutt’altro che modici, che funzionano perfettamente - e forse anche meglio di pari funzione attrezzature contemporanee - e che spesso, dopo 50 e passa anni non hanno neppure necessità di grosse manutenzioni per fare l’orlo dei vostri Levi’s.
Dubito fortemente che nel 2059 qualcuno possa far funzionare un Iphone con la stessa facilità. Me lo auguro, sinceramente, ma credo che, per citare Dylan “The times they are a changing” (http://it.wikipedia.org/wiki/Bob_Dylan ), che difficilmente i cambiamenti dei prossimi decenni permetteranno la “sopravvivenza” degli oggetti d’uso contemporanei.
D’altra parte oggi non riesco a vedere i miei progetti fatti all’università (parlo di una decina d’anni fa non del pleistocene…) perché sono salvati su ridicoli e antiquati dischetti floppy!

rO.

Nessun commento: